Sto rileggendo "Il ghiottone errante. Viaggio gastronomico attraverso l’Italia" di Paolo Monelli. Il libro esce nel 1935, a Milano. Monelli è un giornalista e per incarico della “Gazzetta del popolo” si mette in viaggio in compagnia dell’amico Giuseppe Novello, pittore e vignettista, autore delle divertenti illustrazioni che accompagnano il testo. I due percorrono l’Italia da nord a sud. Ci mettono tutta l’estate. Partono da Barbaresco a giugno e approdano in settembre a Montecatini "dove vanno quelli che hanno fatto passare per lo stomaco e per i reni troppi stravizi". !!!
I resoconti delle tante mangiate e bevute sono raccontati con leggerezza, ironia garbata e intelligenza. Ogni tappa è segnata dal mondo che si muove intorno a quella tavola: una galleria godibilissima di osti e ostesse, di tante pietanze diverse, di decine di vini, e anche di accadimenti, di paesaggi e luoghi percorsi. Ogni luogo ha i suoi cibi e i suoi vini. E’ bella, ingenua e saggia insieme, questa Italia fatta di tanti prodotti locali, di abbinamenti nati dal territorio e dalla tradizione stratificata nel tempo, dal lungo parlarsi tra uomini e terra. A Barolo, Monelli scrive:
“… il tartufo bianco, misterioso annunciatore di un mondo in chissà quale remota galassia ove vivono esseri che non hanno altri sensi che il gusto e l’odorato […] lasciatemi ricordare l’insalata di tartufi, bianco dei tuberi e grigio della salsa in aristocratica semplicità; e i tartufi galleggianti sulla fonduta, od occhieggianti pallidi sulla scura polenta di gran saraceno; e i tartufi in bagna cauda, che è, lo sapete tutti, un’amalgama di olio e burro e acciughe e odor d’aglio. E vi si aggiunge pepe e sugo di vitello, e ci si beve sopra vigorosa barbera: il vino che vuole palati robusti, non guasti da beveroni forestieri; il fante dei vini piemontesi, pistapauta e scaccianebbie, serio, battagliero, tutto vino, nel colore, nelle macchie che fa sui lini, nell’odore che dà al fiato.” Non è fantastico?
Chiudo con le parole di Monelli che descrive Novello e un altro amico a Parigi, appena usciti da un ristorante ubriachi: “Avevate tutti e due gli occhi danzanti, il sorriso immobile, i gesti pieni d’aria…” E’ la più bella descrizione di quello stato di beatitudine e goffagine felice che si vive quando ci si ubriaca bene.
Robi è appena arrivato con un prosciutto di Praga fatto con Pata negra e pane caldo…
svengo :-)))))))
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