giovedì 18 dicembre 2008

pollo al limone e sesamo


Questa ricetta è nata per il seitan, poi ho scoperto che era perfetta anche per il pollo. Vengono fuori tanti pezzettini di carne/seitan morbidi dentri e croccantelli fuori, illuminati dall'asprino del limone e dalla sapidità della salsa di soia, ingentiliti infine dalle morbide forme dei semini di sesamo. Stasera li ho accompagnati da una tegliata di patate e finocchi conditi con olio, sale, finocchietto selvatico e pepe di sezchuan passati in forno fino a dorarli.
Ho cucinato a braccio, niente misurazioni, tutto ad occhio e naso inseguendo il desiderio e il ricordo...


Ci vuole:
del petto di pollo tagliato a listarelle sottili
della farina in cui passare il pollo tagliato
una padella bella larga con dell'olio caldo in cui far saltare il pollo infarinato
del sale per salare con moderazione (che poi si aggiunge la salsa di soia)
una ricca spolverata di semi di sesamo
qualche minuto per far dorare le striscioline di ciccia
una bella spruzzata di shoyu quando la carne è rosolatella
qualche vigorosa agitata di padella
a fuoco spento l'aggiunta più o meno generosa di succo di limone e una bella rimescolata.

martedì 16 dicembre 2008

passata di zucca e nocciole


L'idea della passata in questione è nata stasera in macchina mentre tornavo a casa tra un ingorgo e un altro. Molti desideri e idee e progetti culinari prendono vita mentre guido. Lo spazio tra me e il volante si trasforma in una cucina da mettere alla prova. Soprattutto la sera, quando torno dal lavoro e non ho fatto la spesa, mi diverte pensare a quello che ho a casa e immaginare soluzioni che rendano succulenti i due ingredienti che ho nel frigo. Il limite mi accende. E così è andata stasera.

La zucca arriva, dolce e soda, dall'Emilia, dono inatteso della zia Pat. Le nocciole sono la soddisfazione bella del pezzetto di terra che i miei hanno vicino a Viterbo, così come l'olio nuovo arrivato di fresco dal frantoio.
Domani vorrei che ci fosse il sole...

patate, 150 g
zucca, 300 g
acqua, 1/2 l
nocciole tostate e tritate, una quindicina
parmigiano, una spolveratina
olio evo (quanto vorrei farti assaggiare quello nuovo :-)))
sale


Sbucciare la patata e tagliarla a tocchetti. Togliere la buccia alla zucca e tagliarla a fettine. Mettere le verdure in una pentola e coprirle con l'acqua. Quando si alza il bollore, salare, abbassare la fiamma e coprire. Lasciare bollire a fuoco dolce per 20-25 minuti. Spegnere e frullare bene. Guarnire ogni porzione con un giro d'olio, una spolveratina di parmigiano (ne ho messo pochissimo) e una bella manciatina di nocciole.

venerdì 5 dicembre 2008

Semifreddo ai marroni con salsa di cachi


Non riesco a ricordare... ho letto e riletto i post, gli interventi... ma l'autrice non salta fuori! Cominciamo col dire che la ricetta di questo semifreddo è opera di una lettrice di Cavoletto di Bruxelles. Io l'ho letta, m'è piaciuta e l'ho appuntata sul mio libricino che mi porto sempre dietro. Spesso trovo idee che mi seducono tra i consigli e le ricette che girano tra i "Cavolettini". Questa è una di quelle. E ora, dopo l'impazzimento inutile per recuperare l'autrice, ho deciso che d'ora in poi, oltre alla ricetta, mi segno anche l'autore, il blog e il riferimento temporale, ecco... :-)))
La mia versione manca di due ingredienti indicati nell'originale: il rum e i marron glace. Se il primo l'ho snobbato (raramente mi piace il liquore nei dolci), i marron glace invece hanno fatto sentire la loro mancanza. Sarà per la prossima volta! Pensavo di preparare questo squisiterrimo semifreddo per mia sorella: arriva tra un paio di settimane e me la godo fino ai primi di gennaio :-)))) Ho pensato anche a una variante: aggiungere oltre ai pezzetti di marron glace anche alcune nocciole tostate e tritate e accompagnare il semifreddo con una salsa di cioccolato fondente (al posto di quella di cachi).
Comunque questa ricetta è fantastica: da provare!!! Grazie all'autrice! ... comunque continuerò a cercarla! :-)

Sbattere 4 rossi d'uovo con 70 g di zucchero. Unire 100 g (io ne ho messi 150 g) di marmellata di marroni, 4 cucchiai di rum, 1/4 litro di panna montata e le chiare d'uovo montate a neve. Sbriciolare 4 o 5 marron glace e amalgamarli al composto. Versare in uno stampo da plum cake (io l'ho rivestito di pellicola trasparente così poi è stato più facile estrarre il semifreddo una volta pronto e poi rinserirlo nella forma e rimetterlo in frizer per il giorno dopo!) e mettere in frizer per almeno tre ore.
Al momento di servire frullare 3-4 cachi maturi con poco zucchero. La salsa di cachi si versa sulle fette di semifreddo.

domenica 30 novembre 2008

afternoon tea award


Allora... Twostella cara, non pensavo di riuscirci... e invece!!! nonostante tutto, nonostante tutti i più simpatici e imprevedibili contrattempi, eccomi finalmente affannata e felice a postare il mio contributo alla tua bella iniziativa.

Si tratta di: una tazza di tè rosso + biscotti cardamomo/ sesamo/ mandarino + triangolini di pane/ Caciomagno/ composta di fichi all'Aceto Balsamico di Modena. L'abbinamento dei sapori lo trovo proprio azzeccato ;-)))

Il tè rosso me l'ha fatto conoscere un'amica: mi ha decantato il suo gusto e i suoi benefici e io mi sono lasciata conquistare.

I biscotti sono un'invenzione estemporanea per l'occasione .-)
Ci vogliono:
farina, 280 g
zucchero di canna, 175 g
burro di soia (ma va bene anche il classico .-) morbido, 150 g
uovo, 1
cardamomo, i semini ridotti in polvere di 10 bacche
semi di sesamo, 2 cucchiai
mandarini, 2 scorzette tritate al coltello
cremor tartaro, 2 cucchiaini
sale, un pizzico

Frullare il burro con lo zucchero fino a rendere l'impasto morbido. Aggiungere il cardamomo in polvere e mescolare. Unire l'uovo, il pizzico di sale, il cremor tartaro, la farina, il sesamo e la scorzetta tritata dei mandarini. Mescolare bene con il cucchiaio fino a ottenere una pasta omogenea. Avvolgerla nella pellicola trasparente e tenerla in frigo per una mezzoretta. Stendere la pasta su un foglio di carta forno lasciandola dello spessore di mezzo centimetro. Ricavare i biscotti della forma desiderata e disporli su una teglia ricoperta di carta forno. Spennellarli con della chiara d'uovo e decorare con una spolveratina di zucchero di canna e semi di sesamo. Lasciar cuocere in forno preriscaldato a 180° per 15 minuti circa, finchè non si dorano appena. Lasciarli raffreddare. Si conservano per qualche giorno in una scatola di latta.

E poi ci sono dei triangolini di pane tostato che ho farcito con due acquisti fatti presso la già citata 'Città dell'Altra Economia'. Ho spalmato uno strato sottile di composta di fichi all'Aceto Balsamico di Modena dell'azienda agricola Punto Verde e una fetta non proprio sottile di CacioMagno, un formaggio a pasta molle di solo latte di pecora prodotto dalle Ecofattorie Sabine.

P.S. Dimenticavo: per la musica non mi riesco a decidere. Sfarfalleggio tra Sakamoto, Cesaria Evora, Arielle Dombasle, Henri Salvador, Nina Simone... generi diversi, emozioni diverse... molto dipende dalla compagnia... la musica ecco la sceglierei proprio all'ultimo momento.

mercoledì 26 novembre 2008

quinoa per cena


Una cenetta saltellante tra una forchettata e l'altra di:
quinoa+oliosale+nocciole/tostate/tritate
carote+zucchine+cotte al vapore+olio+gomasio(!!!)
alici marinate nel limone+zenzero+menta+oliosale+ungocciodi shoyu

e ora di corsa al cinema :-)))

lunedì 24 novembre 2008

il cavolo rosso


Mi piace guardare le cose da vicino. Spesso, accorciando le distanze, si scoprono bellezze inattese.

domenica 23 novembre 2008

il gomasio di mezzanotte


A volte le voglie vengono quando non te le aspetti. Arrivano, invadono e pretendono ascolto. L'altra sera, già a ridosso del sonno, si è fatto avanti il gomasio. Anni fa ne preparavo in quantità e lo usavo con larghezza su cereali, paste e verdure. Poi i tempi son cambiati, la mia cucina è cambiata e il gomasio si è rintanato nel fondo dello scaffale. Dimenticato mai, solo messo da parte.
Da un po' di tempo a questa parte mi sono abituata a cucinare tra confini gastronomici molto vaghi: passo dalle ricette romane, all'uso di spezie esotiche, attraverso i piatti di famiglia, le invenzioni, i cavalli di battaglia, i cibi mangiati in giro, le belle e buone ricette dei blog che seguo, le risonanze macrobiotiche... Tutte queste possibilità convivono insieme e ogni giorno ho la mia preferita. Il perchè della scelta è mutevole e raramente mi interessa. Mi piace mangiare quello che desidero. Questa è un'inclinazione che mi tiene ben legata al presente e al cambiamento. I pensieri mutano, i progetti evolvono, le emozioni si trasformano e il cibo cerca di corrispondergli.

L'altra sera, appunto, ho preparato il gomasio. E' una miscela di semi di sesamo e sale. Le proporzioni sono precise. Io uso la 7:1. Sette parti di sesamo lavato e tostato e una parte di sale marino appena tostato. I due ingredienti si macinano nel suribachi, il mortaio zigrinato di ascendenze orientali. So che qualcuno usa il frullatore. Io preferisco il mortaio, il sesamo e il sale trovano con più armonia la loro unione. Vabbè... però in assenza dell'attrezzo esotico e in preda a un forte desiderio di sperimentazione anche il frullatore non è da scartare :-) La macinazione dei semi deve essere parziale: diversi rimangono interi.
Ne ho riempito un bel vasetto. Consiglio di condirci carote, verza, cavolfiore, radicchio, zucca cotti al vapore/ stufati/ allagriglia/ alforno, riso basmati, pasta corta, pasta lunga, bocconcini di pollo al limone, ceci lessati con gli odori, cous cous, tofu grigliato, spigola al vapore, insalate tutte... Occhio: è un condimento salato :-)))

lunedì 17 novembre 2008

ciambellone al profumo d'arancia


Il ciambellone di Tulip è vertiginosamente buono. Forse giusto un tintinello troppo dolce per i miei gusti. L'ho fatto e rifatto così tante volte che ho perso il conto. Poi la spinta sperimentatrice si è fatta sentire e ho cominciato a inserire variazioni. Ho voluto mantenere la sofficità, l'inclinazione all'inzuppo, il divertimento giocato tra palato e testa. Lascio qui la versione, finora, più mugugnata da me e Robi.

Uova, 3
Zucchero di canna, 200 g
Farina integrale, 175 g
Fecola di patate, 125 g
Acqua, 150 g
Olio evo, 200 g
Cremor tartaro, 1 cucchiaino
Lievito per dolci, 1 bustina
Arance bio, 2 solo la scorza grattugiata
Cannella, la punta di un cucchiaino
Sale, un pizzico

Sbattere i tuorli con lo zucchero e il sale per 5 minuti buoni. Aggiungere l'acqua e l'olio e lavorare per un paio di minuti. Inserire la farina, la fecola e il lievito già mescolati tra loro e mescolare con energia. Aggiungere la buccia delle arance e il pizzico di cannella. A parte montare a neve gli albumi con il cremor tartaro. Aggiungerli all'impasto mescolando delicatamente con un movimento circolare dal basso verso l'alto. Ricoprire uno stampo con carta forno (sarebbe perfetto lo stampo da ciambellone oleato e infarinato ma io l'ho lasciato a casa di mia madre!) e lasciare in forno già caldo per 40 minuti a 180°.

venerdì 14 novembre 2008

i diritti d'autore

Sono di corsa. Questo mio post solo per unirmi alla denuncia iniziata da Fiordisale e proseguita da Cuochedell'altromondo e Un tocco di zenzero sull'utilizzo fraudolento di foto e testi loro e di altre foodblogger. Ma ci vuole tanto a citare la fonte? E a contattare l'autore e chiedere il permesso? Certo che per i soldi...

martedì 11 novembre 2008

frullatina (-: di finocchi e mela


Ispirata da Alex e dalla sua ultima vellutata, stasera ho improvvisato questa zuppetta. Sarà il cognome che porto [Finocchi!!!] da sempre nutro una debolezza per questo ortaggio dal profilo buffo e gentile. Lo amo anche nella sua declinazione di erbetta aromatica e di semino carminativo. E' venuta fuori questa passatina di verdura dalle traiettorie sincere, senza troppe deviazioni di gusto, morbida al palato e rasserenante per l'animo :-)

Finocchi 2
Mela 1
Scalogno 1
Latte di riso 50 ml (a casa gira solo questo latte :-)
ricotta q.b.
acqua q.b.
sale e olio evo

Affettare i finocchi lavati e la mela sbucciata. Tritare lo scalogno e soffriggerlo in un paio di cucchiai di olio. Aggiungere i finocchi e la mela e lasciare insaporire per qualche minuto. Coprire a filo con acqua calda, portare a ebollizione, salare, abbassare la fiamma e coprire. Lasciar cuocere per una mezzoretta. Frullare, aggiungere il latte e rimettere sul fuoco. Quando si alza il bollore spegnere e lasciar riposare per qualche minuto. Servire la zuppa con una bella cucchiaiata di ricotta.

domenica 9 novembre 2008

la focaccia di patate


Solo due parole: è buonissima :-))

Patate piccole lessate e schiacciate 4
Farina di grano tenero integrale 250 g
Farina di grano tenero 00 250 g
Lievito di pasta madre in polvere 20 g (si può sostituire con il classico lievito di birra: non so dire quanto perché non ne ho neppure una bustina o un cubetto e non mi ricordo il peso... lo vedi tu!!??!! :-)))
Zucchero di canna 1/2 cucchiaino
Olio evo 100 g
Sale marino 10 g
Acqua 1 bicchiere scarso
Rosmarino

Mescolare le farine con il lievito, lo zucchero e il sale. Fare la fontana, mettere al centro le patate già schiacciate con la forchetta, l'olio e un pochino d'acqua. Cominciare a incorporare la farina aggiungendo l'acqua un po' per volta. Formare una palla e lavorarla con le mani fino a rendere l'impasto liscio e omogeneo. Mettere la pasta in una ciotola capiente infarinata, coprire con un canovaccio umido e lasciar riposare nel forno spento per 2 ore abbondanti. Riprendere la pasta (che nel frattempo sarà raddoppiata di volume), lavorarla di nuovo e poi metterla in una teglia oliata dai bordi alti, schiacciarla con le dita per pareggiare la superficie, oliare, spolverare di sale fino e rosmarino. Lasciare riposare una decina di minuti prima di infornare in forno già caldo a 190° per 30 minuti. Prima di spegnere fare la prova dello stuzzicadente per controllare che sia ben cotta.

sabato 8 novembre 2008

lenticchie+limone


Sì, lenticchie e limone insieme mi garbano proprio. Comida suggerisce l'abbinamento dell'agrume sia coi ceci che con le lenticchie lessate. Ceci, oggi, neanche a parlarne: era già tardino e avevo una fame simile a quella di un orso digiuno da giorni. Ecco perché le lenticchie rosse imperano nella mia cucina: in 20 minuti sono perfette, con qualche minuto in più si spappolano come piace a me. Oggi ho fatto tutto ad occhio, come insegna mia madre :-) Allora... lenticchie rosse, una carota, un pezzetto di alga kombu (io la metto sempre perché rende i legumi più digeribili, però se non ce l'hai fa niente...) e acqua. Ho lasciato bollire una ventina buona di minuti, ho salato, un attimo ancora sul fuoco e poi via a frullare. Ho aggiunto un pochino di olio, un goccetto di salsa di soia (shoyu) e poi il succo del limone. La quantità di agro è da regolare sul proprio gusto. Io alla fine, per la mia porzione, ci ho messo quasi il succo di mezzo limone.
Sì, lenticchie e limone insieme mi garbano proprio :-)

insonnia

mi sono svegliata che era ancora buio. una sorsata d'acqua e un passaggio in bagno. tornata a letto buona buona. prima caldo poi freddo. ho cambiato posizione enne volte. sveglia. perfettamente sveglia. la testa in piena attività. tutti i pensieri lì con me appoggiati sul cuscino. così sveglia da decidere di alzarmi e smettere di preoccuparmi di svegliare robi con quel mio inutile rigirarmi. ho letto. ora guardo fuori. è iniziato il giorno. sento cadere una pioggerella leggera sul tetto. e monta il rumore delle macchine che vanno.

domenica 2 novembre 2008

torta al cioccolato con marmellata di marroni e vaniglia


Questa è stata la nostra colazione domenicale. Erre si è lamentato un po' perchè non era propriamente da inzuppo. Beh, non è che si sia veramente lamentato... piuttosto era dispiaciuto di non poter tuffare la fetta nel caffelatte. In effetti è un po' sbriciolosa... è una torta al cucchiaio. Sarebbe perfetta da abbinare con una cucchiaiata abbondante di panna montata. Se rimane :-))) potrebbe essere il dolce per la cenetta di stasera con gli amici che ci vengono a trovare... comunque ho messo a fuoco una questione: adoro la combinazione cioccolato+castagna .-)

farina 00 100 g
fecola di patate 75 g
cacao amaro 50 g
zucchero di canna 150 g
olio evo 100 g
uovo 1
latte di riso 1/2 bicchiere (si può sostituire con quello di mucca...e che noi a casa si usa quello di riso!)
cremor tartaro 3 cucchiaini
sale 1 pizzico
marmellata di marroni con vaniglia 5 belle cucchiaiatone (ho usato quella di Agrimontana)

Sbattere con la frusta l'uovo con lo zucchero per 5 minuti buoni. Aggiungere l'olio, mescolare bene e poi incorporare gradualmente gli ingredienti secchi già miscelati tra loro. Per rendere l'impasto più morbido aggiungere un po' per volta il latte. Rivestire con carta forno uno stampo da plumcake (oppure oliarlo e infarinarlo) e versarci metà composto. Pareggiare la superficie e poi disporre la marmellata al centro per tutta la lunghezza. Versare l'altra metà dell'impasto. Spolverare con zucchero di canna e mettere nel forno già caldo. Lasciare 40 minuti a 170° (forno ventilato).

lunedì 27 ottobre 2008

il ragazzino della finestra di fronte

C'è un palazzo di fronte casa mia. E una finestra di fronte alla cucina. La sera, quando torno dal lavoro, quella finestra è illuminata, quasi sempre. E' la stanza di un ragazzino. Stiamo crescendo insieme. Quando siamo venuti a vivere qui era piccolo, aveva pochi anni. A volte lo sentivo lamentarsi. Non so dare un nome alla sua malattia. Crisi tremende seguivano a lunghi momenti di gioco, palle rimbalzare in aria, salti sul letto, silenzi tranquilli. La sua felicità mi è sempre stata a cuore. A volte vedo il padre prendersi cura dei fiori che colorano il grande terrazzo che sta lì, proprio accanto alla finestra. Calle bianche, ortensie rosa, rose rosse. Si muove con gentilezza, delicato e attento. La madre l'ho solo intravista, la voce è chiara, le parole concrete. A volte la sera, quando mi metto a preparare la cena, vedo quell'ombra che si è allungata sotto i miei occhi dietro i vetri della finestra. Rimane neanche un minuto, ferma. Poi si allontana, spesso scompare, raramente ritorna. Mi piace pensare che, guardandomi spentolare felice, si stia un po' incuriosendo di cucina.

domenica 26 ottobre 2008

la crostata senza niente



Sì, voglio dire una crostata senza uova, burro, zucchero... beh ma allora che crostata è??? Forse sarebbe meglio chiamarla, che ne so, pasta dolce con marmellata... tanto per non creare aspettative! Però l'idea di crostata io ce l'avevo in testa quando ho preparato questo svago senza nulla. Così, seppure remota e vaghissima, l'eredità c'è. Ogni tanto, quando mi arrivano alcune avvisaglie, per qualche giorno seguo un'alimentazione molto semplice, pulita: riso (spesso semintegrale), pasta integrale, verdure cotte e crude, pesce, molta acqua e niente carne, formaggi, zucchero, soffritti, burri... Mi bastano pochi giorni e tutto si risistema. Credo, per averlo sperimentato su me stessa, che il cibo che mangiamo possa diventare farmaco e fonte di benessere e salute. Ma questo è un altro discorso :-)

Beh, in questa ricetta ci sono un paio di ingredienti non proprio comuni. Però negli ultimi anni sono diventati più famosi e anche più reperibili: il latte di riso e il malto di riso. Si trovano facilmente nei negozi di alimentazione naturale (tipo Naturasì) e nelle erboristerie.

La preparazione prevede:

200 g di farina tipo 0
50 g di farina di mandorle
60 g di margarina vegetale (ho usato Prima della Rapunzel)
150 g di malto di riso
130 g di latte di riso
2 cucchiaini di cremor tartaro
1 pizzico di sale
1 pizzico di cannella
1 limone biologico, la buccia grattugiata
1 vasetto di marmellata di albicocche senza zucchero

Mescolare le due farine assieme al cremor tartaro, il sale, la cannella, la buccia di limone, Aggiungere il malto e il latte già ben mescolati tra loro e poi la margarina morbida (basta lasciarla fuori dal frigo per una mezz'oretta). Amalgamare tutto per bene. Versare l'impasto in uno stampo (unto e infarinato oppure ricoperto di carta forno), livellare e stendere sopra la marmellata lasciando libero un bordo di un paio di centimetri. Mettere in forno già caldo e lasciare per 40 minuti a 180°.

mercoledì 22 ottobre 2008

improvvisazione sull'arancio


Mi è arrivata a casa una mezza zucca assieme alla voglia di fare gli gnocchi e condirli con burro, salvia e una montagna di parmigiano. Ho improvvisato. Così ho cotto la zucca al forno all'ora di pranzo in compagnia di un bel rametto di rosmarino. La sera, tornata dal lavoro, l'ho ridotta in purè schiacciandola prima con la forchetta e poi con le mani pulite di acqua e sapone di marsiglia. Condita con sale, un cincinnino di noce moscata e una presa di salvia secca. E poi tanta farina fino a rendere l'impasto trasformabile in tanti gnocchetti. Mentre l'acqua si preparava a bollire, ho sciolto a fuoco basso bassissimo il burro assieme al verde argentato della salvia. Appena venuti a galla, ho scolato i cilindretti di zucca e conditi con il burro insalviato e l'abbondanza di parmigiano grattugiato. 
Solo un dispiacere... erano pochi.

domenica 19 ottobre 2008

sarà ribollita...


Beh... l'amore per il cibo è iniziato parecchio tempo fa, tanto da farmi regalare per un Natale ormai confuso nella notte dei tempi il famigerato Dolce Forno... Da allora ho attraversato diverse fasi alimentari: prima vegetariana, poi macrobiotica, poi salutistica, poi chissenefrega, poi gourmet, poi forse, l'ultima, la più equilibrata che non saprei definire e che segue l'umore, la passione, le stagioni, gli acciacchi e le spese di Roberto. A cavallo tra la prima e la seconda fase risale l'acquisto di uno dei miei primi libri di cucina, "Il cucchiaio verde". E' un ricettario di cucina vegetariana con tante idee valide, semplici e gustose. Da questo libro ho ripreso la preparazione della Ribollita che ho preparato domenica sera. Ho apportato alcune modifiche negli ingredienti e improvvisato sulla preparazione perché a dirla tutta, nel Cucchiaio, è spiegata in modo molto molto approssimativo.
Allora ci vogliono:

una decina di foglie di cavolo nero belle grandi
2 patate medie
2 coste di sedano
2 cipolle piccolette (o 1 grandicella...)
1 barattolo di fagioli cannellini già lessati
1 pizzico di peperoncino secco
sale
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio e una bella manciata di prezzemolo
acqua calda

Scaldare un paio di cucchiai di olio in una pentola capiente, aggiungere il pizzico di peperoncino e la cipolla tagliata a fettine sottili. Lasciar ammorbidire a fuoco dolce per un paio di minuti e poi aggiungere le verdure tagliate a tocchetti. Mescolarle bene e poi coprirle a filo con acqua calda. Quando si alza il bollore, salare, regolare la fiamma sul bassino e socchiudere con un coperchio. Dopo una mezz'ora aggiungere metà vasetto di fagioli sciacquati, frullare, aggiungere l'altra metà di legumi, rimettere sul fuoco per altri 5-10 minuti. Nel frattempo tritare fine fine lo spicchio d'aglio privato dell'anima e il prezzemolo. Spegnere il fuoco, aggiungere il trito e un paio di cucchiai di olio, coprire e lasciar riposare per 5 minuti.
Servire la zuppa con delle fette di pane tostato o dei crostini.
Qui, domenica sera, ce la siamo slurpata tutta... non ne è rimasta neanche una fotina :-))) 


sabato 18 ottobre 2008

Susanna, lo zucchero e un imprevisto norvegese


Susanna, mia sorella, ha sempre snobbato il cucinare. Nel mangiare non si è mai tirata indietro. Potrei addirittura definirla una buona forchetta, ma fornelli, ricette, prova questo, prova quello, proprio non l’hanno mai interessata. Una gran golosa però sì, questo posso affermarlo con sicurezza. C’è stato un periodo, tanti anni fa, che mi aveva contagiato con l’amore per lo zucchero. Mi ricordo cene estive con mezzi chili di gelato a testa. Mi portava in pellegrinaggio in tutte le migliori pasticcerie e gelaterie di Roma. Aspettavamo come due assetate nel deserto che Antonini inaugurasse, come ogni estate, il bancone del gelato. Fragola crema e panna. Doppia panna nocciola e cioccolato. Ogni giorno, nei mesi caldi, nuotavamo nelle refrigeranti onde di dolci e voluttuose creme, mai sazie. D’inverno invece, mi portava a bere la cioccolata calda con panna. Io, la sorella piccola, le scorrazzavo dietro tutta scodinzolante. Quelle cioccolate calde profumavano di tutta la complicità che ci univa. Erano le più buone del mondo. 
Susanna mi ha fatto amare lo zucchero nelle sue più svariate forme e combinazioni. Io preferisco il salato, come intima, personalissima inclinazione. Ma per il dolce ho un debole che nasce dall’influenza di mia sorella. Ogni volta che assaggio un dolce speciale, di quelli da capogiro, da sospiro, da smarrimento, vorrei che lei fosse lì con me. 
Susanna, dunque, è una esperta mondiale di zucchero, ma la sua cucina quotidiana è sobria, essenziale, spartana. Da vent’anni è vegetariana, senza tentennamenti. Mangia cereali, verdure, legumi, frutta, qualche formaggio e sicuramente dolci. Non le piace soffermarsi sui fornelli: per lei il cucinare è un atto dovuto di sopravvivenza. E il dolce è la sua stella polare.

Ora, è successo che mia sorella, golosa vegetariana rigorosa, sempre distratta dalle questioni di cucina, sia andata qualche giorno in Norvegia per la comunione del nipote. Lì è accaduto l’inimmaginabile. Primo: l’hanno messa in cucina a cucinare. Secondo: lei ha accettato. Terzo: ha riscosso un successo trionfale. Come i più grandi, è riuscita nella ricetta solo apparentemente più semplice, nel banco di prova di tutti i cuochi: un piatto di spaghetti al pomodoro. Tutta la sua esperienza personale, tutte le famosissime spaghettate agliooliopomodoro di nostro padre, tutte le disquisizioni alimentari ascoltate con mezzo orecchio sbadato durante i pranzi/cene familiari, si sono distillati in quell’intreccio delizioso di pasta e sugo. La parentela norvegese si è lasciata travolgere dall’onda succulenta, colorata di rosso e profumata d’aglio. Tutti hanno chiesto il bis. I bei nipoti magri magri e lunghi lunghi il tris. La tavolata vibrava, eccitata nel gusto e sedotta nel cuore. Susanna, incredula, godeva assieme ai suoi vichinghi biondi e gentili che masticavano felici i suoi spaghetti. 

Rideva mentre mi raccontava per telefono l’accaduto, quell’esito imprevisto, quell’inaugurazione all’essere cuoca apprezzata, quella soddisfazione bella di condividere il cibo preparato. Era come se, per la prima volta, fosse approdata al piacere del cucinare. Era contenta, divertita, ciarliera: mai sentito mia sorella dedicare tante parole appassionate all’argomento cibo. E io dall’altra parte della cornetta, a più di duemila chilometri di distanza, me la sono gustata tutta questa sorella cuciniera, profumata di sale e colorata di fuoco. 

Povero zucchero, che gran colpo…

giovedì 16 ottobre 2008

vellutata di carote al coriandolo

L'abbinamento carote+coriandolo l'ho provato la prima volta al ristorante della Città dell'Altra Economia di Roma. Il luogo ha un passato forte. Si tratta del vecchio mattatoio della città. Per tanti anni è stato uno spazio chiuso e abbandonato. A farla breve, la struttura è stata restaurata ed ora è interamente dedicata all'economia ecologicamente sostenibile, equa e solidale. Un consorzio di produttori agricoli laziali gestisce un punto vendita di prodotti biologici freschi e trasformati, un bar e un ristorante. Ogni tanto ci vado a fare la spesa, ogni tanto ci si va a cena con gli amici. Spazi grandi, vecchie strutture in ferro, pareti di vetro, arredamento essenziale, quasi ridotto all'osso, atmosfera altamente informale. Insomma, una sera come antipasto ci hanno portato delle bruschette con una cremina di carote e coriandolo che mi è piaciuta molto. Così l'altra sera ho ripreso l'idea e l'ho un po' adattata. Eccola qua:

300 g di carote
200 g di patate
2 spicchi d'aglio lasciati interi
2 piccoli peperoncini (come al solito la presenza del piccante è scelta personalissima :-)
2 cucchiaini di semi di coriandolo pestato
olio extravergine d'oliva
sale marino
yogurt bianco
acqua calda q.b.

Si scalda a fuoco basso 1 cucchiaio di olio. Quando è caldino si mettono i 2 spicchi di aglio, il peperoncino e il coriandolo pestato. Si lascia scaldare un attimo e poi si aggiungono le carote e le patate tagliate a tocchetti. Si mescola bene, si aggiunge tanta acqua calda fino a coprire a filo le verdure e si alza un po' il fuoco. Quando sale il bollore, si sala, si copre senza chiudere completamente e si abbassa la fiamma. Si lascia bollire a fuoco basso per 20-30 minuti, Quando le verdure sono morbide, si spegne, si frulla e si lascia intiepidire per qualche minuto (io ho lasciato una parte delle verdure a tocchetti perchè Erre si diverte a trovare quei pezzetti vagabondi...). Ogni porzione si condisce con un paio di cucchiai di yogurt e un filo d'olio buono. Per non farsi mancare neanche il piacere del croccante si potrebbe accompagnare la passatina con dei crostini di pane (faccio rosolare il pane tagliato a dadini in una padella dove ho fatto scaldare un paio di cucchiai di olio e del rosmarino.

mercoledì 15 ottobre 2008

Io??? ma siete sicuri???

Stasera sono tornata a casa sul tardi. Robi non era ancora arrivato. Sapevo bene che OGGI era PROPRIO QUEL GIORNO. Ho messo su una zuppetta di carote e coriandolo. Insomma ho traccheggiato un po' prima di dirmi "Dai, andiamo a vedere se ci sono già i vincitori...". Ho acceso il computer e sempre per rimandare un po' il momento della verità sono andata prima a controllare la posta. Un colpo: una mail targata Sigrid+Cavoletto. L'ho aperta, l'ho letta. Ho capito confusamente che era il caso di andare a dare un'occhiata sul sito di Cavoletto. E ho visto lì il mio nome accanto all'1. Una baraonda. Le lacrime agli occhi. Lo stomaco in gola. La felicità sparata in tutte le direzioni. "Mamma, non ci posso credere... [la voce strozzata] ho vinto il primo premio... ti ricordi??? ...il tuo budino!!! mamma, il tuo budino ha vinto!!!". Poi squilla il telefono. E' Robi. "Amore... il concorso di Cavoletto... incredibile... quel coso rosso... l'ho vinto!!!". Un'eccitazione, una contentezza fitta sotto la pelle, dentro la testa e il cuore. L'ho proprio desiderato tanto il fantascientifico coso rosso... e mi pare ancora incredibile che tra un po' sarà qui in casa con noi... Sono felice.

Vorrei ringraziare pubblicamente e di cuore la favolosa Sigrid per questo primo posto che mi onora e, assieme a lei, la prestigiosa giuria tutta. Vorrei complimentarmi con le altre vincitrici per la poesia tenera e intensa delle loro storie. Vorrei ringraziare tutti per avermi permesso di conoscere un pezzetto tanto intimo della loro vita. Grazie

E ora a nanna, sognando rosso...

martedì 7 ottobre 2008

astice alla catalana


L'astice alla catalana l'ho mangiato una volta diversi anni fa. Pare una vita. Se n'era poi parlato tanto, con alcuni amici. Era uno dei piatti del desiderio. Poi l'ho dimenticato. 
L'altro giorno Robi è tornato a casa da una delle sue scorribande al mercato Trionfale con il bottino. Forse aveva pensato a un piatto di pasta. Ma a me è venuta su la memoria della Catalana come una bolla d'aria. E' una ricetta semplice, pochi ingredienti, pochi condimenti, forte, schietta, rude per certi versi e sublime. C'è il mare con una delle sue più pregiate creature e poi la terra quotidiana e umile delle cipolle, delle patate e dei pomodori. E poi c'è la scelta discreta e attenta della cottura e dei condimenti: sale, olio d'oliva, qualche goccia di limone, poco poco aceto speziato.


La cottura dell'astice richiede solo un po' di sangue freddo e di calarsi nei panni di un pescatore affamato. Si riempie una bella pentola d'acqua, si mette sul fuoco e quando bolle s'immerge l'astice vivo. In pochi minuti il carapace diventerà di un bel rossoarancio acceso. Si fa bollire 25 minuti per Kg. Poi si spegne, si lascia ancora per qualche minuto nell'acqua e si toglie. La parte più buona è la polpa delle chele, morbida, sapida, con echi profondi di mare.

Un'astice da 800 g
1 cipolla di Tropea affettata cruda
2 patate grandi a pasta gialla tagliate a tocchi e cotte a vapore
10-15 pomodorini tagliati a metà
sale
olio extravergine d'oliva
limone
aceto speziato

tonno crudo, menta e altre erbette


Ecco un'altra ricettina imparata da Andrea! L'ha preparata per noi della cucina dopo il tour de force del famoso matrimonio israelo-svedese. Eravamo cotti di stanchezza, il brunch domenicale di chiusura dei festeggiamenti volgeva al termine e noi in cucina si cominciava a rallentare il ritmo. Mentre si iniziava a riordinare, Andrea ha preso a trafficare misterioso tra frigo e orto. Affetta, trita, un pizzico di questo, un'idea di quest'altro e ti arriva con una montagnola di tonno crudo condito, pane tostato e birra di frumento ghiacciata. Ci siamo seduti fuori dalla cucina, con il sole addosso. Al primo morso mi sono sciolta, un'emozione, un benessere dentro, un'altra forchettata e ancora una... tutta la stanchezza è svanita e io mi sono trovata felice a masticare, sorridere beata, mandare giù sorsate di birra fredda e dissetante tutta la sete che avevo. E anche questa, come già la lasagnetta, è entrata a far parte dei miei piatti preferiti. La preparazione l'ho ricostruita sulla base del ricordo, ricercando quella sensazione di morbido/aromatico/dolcementesapido/pungente/piccante/nevoglioancora che ho gustato quella tarda mattinata di settembre.

Allora, passando alle cose serie, ci vogliono:
Un bel pezzettone di filetto di tonno freschissimo (dire al pescivendolo che lo si vuole mangiare crudo!!!). Questa volta saranno stati circa 250-300 gr (sono sempre pochi :-)))
menta, 8-10 foglioline
paprika, la punta di un cucchiaino
peperoncino fresco, dipende da quanto è piccante... A me piace che si senta senza che diventi invasivo (insomma come la prima volta che l'ha preparato Andrea :-)
erba cipollina, 2-3 filettini
sale
limone
salsa di soia (tipo shoyu)
olio extravergine d'oliva

Si affetta il filetto di tonno e poi si trita al coltello. Si condisce con la menta tritata, il peperoncino e l'erba cipollina tagliati a rondelline sottili e la paprika, un giro d'olio, un pizzico di sale, qualche goccia di limone e shoyu. Nell'insieme il sapore del tonno non è coperto da nulla e valorizzato da tutto. Ovviamente a gusto si può aggiungere un po' più di limone e sale (soprattutto per chi si sta avvicinando al mondo del pesce crudo) e fare un giretto più abbondante di olio.
Una volta mescolato per bene si fa una bella cupoletta tonda/quadrata/irregolare/comemipare e si mangia! 
Qui a casa ci piace molto mangiarlo prima di tutto, insomma come antipasto...

lunedì 6 ottobre 2008

che ci faccio con due cespi di lattuga???

Quando vai al mercato di sabato all'ora di pranzo possono accadere fatti particolari. Ad esempio ti ritrovi con due lattughe comprate e quattro regalate! E' quello che è capitato a mia madre qualche giorno fa. Così per proprietà transitiva mi sono trovata munita di due bei cespuglioni di insalata. Ora, con questo freschetto, già parecchio freddolosa di mio, non me la sono sentita di cibarmi di cruditè e ho pensato bene di non lasciare ammuffire quel regalo inaspettato nella solitudine del frigo. Così è saltato fuori questo strudel salato.


Per la pasta:
120 g di farina 00
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaio di semi di sesamo
1 bella presa di sale marino
acqua q.b. per impastare (1 bicchierino scarso)

Fare la fontana con la farina e nel mezzo versare l'olio, il sale e il sesamo. Mescolare con le dita per far assorbire bene l'olio alla farina. Aggiungere l'acqua un poco per volta e impastare per 5 minuti fino a rendere la pasta morbida e liscia. Arrotolare la pasta con la pellicola trasparente e lascire riposare in frigorifero per 1 oretta. Nel frattempo ci si dedica al ripieno...

Per il ripieno:
2 cespi di lattuga
2 acciughe sott'olio
2 cucchiai di uvetta
2 spicchi d'aglio
2 peperoncini
olio extravergine e sale

Lessare la lattuga lavata. Una volta cotta strizzarla bene. In una padella far rosolare gli spicchi d'aglio spelati e schiacciati assieme al peperoncino. Una volta dorati togliere gli spicchi e aggiungere le acciughe e la lattuga tagliuzzata. Salare, aggiungere l'uvetta lavata e saltare il tutto a fuoco vivace fino a quando si sia asciugata l'acquosità della lattuga. Spegnere e lasciar riposare una decina di minuti (Io a questo punto ho aggiunto alla verdura un paio di cucchiai di olio).

Stendere la pasta sottile (2-3 mm), spennelarla d'olio, versare la verdura che nel frattempo si è raffreddata e distribuirla sulla pasta lasciando un bordo di 3 dita libero. Arrotolare la pasta, chiudere bene le due estremità e sforacchiare con la forchetta il sopra dello strudel. Spennelare per l'ultima volta la superficie dello strudel con dell'olio e infornare a 180° per 30-35 minuti. E' buonissima anche fredda. Sarebbe perfetta per un picnic... :-))

venerdì 3 ottobre 2008

Il Concorsetto di Cavoletto!

Non lo faceva spesso. Forse per questo ogni volta era un evento. Era un evento ed era una guerra. Non è mai mancato il cibo in casa, graziealcielo. Però alcuni piatti di mia madre scatenavano tra noi figli una lotta sorda per il massimo accaparramento di scorte. Si mangiava in fretta per fare prima degli altri il bis. Ci si teneva d’occhio, insomma. Era un godimento rosicchiato dall’ansia. Siamo in tre. Ho una sorella e un fratello più grandi di me, Susanna e Stefano. Io sono la piccola, saltata fuori dopo un bel po’. Se all’epoca la mia condizione di ultima arrivata mi riservava alcuni privilegi familiari, quando si trattava delle ricette speciali i favoritismi si azzeravano. Non solo mia madre ripartiva equamente il cibo del desiderio, ma anche i miei fratelli smettevano di trattarmi come una bambolina da coccolare. Di fronte a quei piatti particolari eravamo uno contro gli altri. Ed era così solo in quelle occasioni. Per il resto, posso dire che ci si voleva già allora un gran bene. Molto diversi uno dall’altro, si stava vicini allegri, senza darci noia. Tranne quando ad esempio mia madre decideva di fare il budino al cioccolato. Si muoveva placida tra frigo, dispensa e fornelli. Pochi ingredienti, le misurazioni ad occhio, il tempo quello che ci vuole. Non ricordo di averla mai vista usare una bilancia né guardare l’orologio eppure ogni volta la meraviglia del budino si presentava uguale, fedele a se stessa. Un tot di farina, zucchero, cacao mescolati assieme a del latte, messi sul fuoco basso, gira gira gira, aggiungi la buccia di limone, gira gira gira. Ecco, ci siamo. Spegni. Un fiocchetto di burro. Ultima mescolata. Sciacqua gli stampini. Versa il budino. Aspetta un attimo che si intiepidisca. Ora in frigo a raffreddare. Mi piaceva guardare quei suoi gesti sicuri, quel suo essere a tratti svagata. Mi piaceva guardare Susanna raccogliere con l’indice i resti di crema rimasti nella pentola e succhiarsi il dito. Stefano s’infischiava della preparazione. Le ore di quei pomeriggi erano eterne. Il tempo si faceva largo, denso di attesa e desiderio. Noi cominciavamo a ronzare in cucina, a turno, a coppie, tutti insieme. Mamma, sorniona, si dedicava ai fatti suoi. Fino al suo ok il budino era intoccabile. Sembrava di essere in viaggio per le vacanze e di non arrivare mai. Tra giochi e compiti noi tre ci si distraeva con quella idea fissa che rimaneva sempre lì, buona buona. Poi, all’improvviso finalmente arrivava il momento giusto, che il budino si era rappreso e raffreddato come doveva. La cucina si riempiva della presenza di noi tre fratelli in festa. Seduti attorno al tavolo, allungabile e verdino, affondavamo i cucchiaini ognuno nella propria ciotolina. Ero felice per la consistenza mollemente compatta, per il sapore di cioccolato, per la sensazione di fresco sul palato e in gola, per il ritrovamento di un pezzetto di buccia di limone. La scorzetta dell’agrume era la sorpresa sempre cercata. Mamma la lasciava ogni volta, non so se per la fretta o se per il piacere di farcela trovare. La succhiavo per bene e il cacao si accendeva nel contrasto. A volte, al posto del cucchiaino, usavamo i biscotti Osvego per raccogliere il budino. Il sapore si arricchiva di quel morso croccante, di quel rinforzo di zucchero, degli equilibrismi da gioco. Mi divertiva rompere la resistenza della pellicina superficiale e trovare sotto quel denso morbido e scuro. Mi piaceva avere la mia coppetta e sapere che ce n’erano altre in frigorifero. Il senso di abbondanza delle prime cucchiaiate ci rendeva solidali nel godimento. La lotta si sarebbe scatenata subito dopo, in prossimità del fondo dello stampino: ci saremmo trasformati in rivali crudeli e affamati. Raramente le scorte arrivavano alla sera. Ci sedevamo per la cena satolli e pacifici. La guerra del budino appena spenta non lasciava strascichi di malumore. Ed io, per i miei fratelli, tornavo a essere la piccola.

Saranno forse vent’anni che mia madre non prepara più il budino di cioccolato. Forse ha smesso quando Susanna è andata a vivere per conto suo. Poco dopo anche Stefano si è sposato e si è trasferito fuori città. Senza loro per casa e con me già grandicella, la motivazione materna è svaporata. Quella era la merenda dedicata a noi tre, la nostra preferita. Era il budino di tutti contro tutti.

P.S. Ora mamma, interrogata sulla ricetta, mostra di ricordare con sicurezza gli ingredienti. Dosi e tempi la lasciano perplessa. Abbiamo avviato una serie di sperimentazioni.


[Con questo racconto partecipo al concorso indetto da Sigrid su: http://www.cavolettodibruxelles.it/2008/09/vi-regalo-una-storia-damore]

lunedì 22 settembre 2008

Pesche al cardamomo



Un dolcetto sfizioso, semplice semplice e profumato. L'ho preparato stasera mentre si faceva la zuppa di lenticchie, anticipando i vagabondaggi di Erre per casa alla ricerca del dolcino notturno. Che stia suonando, montando un video, trastullandosi o guardando un film a un certo punto si alza con la determinazione di 'terminator': missione dolce! Impossibile distrarlo... Se ne torna beato, inzuccherato e divertito :-)

Sbucciare e tagliare a pezzetti 2 pesche bianche e 2 fichi e condirli con il succo di mezzo lime, 1 cucchiaio di miele di acacia e 2 bacche di cardamomo schiacciate (così escono i semini e il profumo :-)). Lasciare riposare in frigo 1 oretta prima di servire.

mercoledì 17 settembre 2008

Lasagnetta con melanzane e pomodorini


Questa è una ricetta facile facile che non delude mai! E' la rivisitazione di un piatto di Andrea, amico cuoco del Chianti. L'anno scorso, in settembre, ho lavorato per qualche giorno nella sua cucina. C'era un matrimonio (svedese lei, israeliano lui), tanti invitati (mooolto international :-)), e cinque pasti tra pranzi, cene e brunch (insomma un sacco di lavoro!). Tra le tremila informazioni, trucchi del mestiere e ricette imparate, questo piatto mi è rimasto nella testa. Da allora l'ho rifatto parecchie volte, ogni volta inserendo, sostituendo o modificando qualche ingrediente. Questa è la versione fresca fresca di stasera.

Per 2 porzioni:

4 sfoglie (Sfogliavelo Rana)
200 g di pomodorini
2 melanzane piccole (quelle lunghe scure)
200 g di ricotta
8 cucchiai di parmigiano grattugiato
basilico
origano
olio extravergine d'oliva
sale marino integrale


Si lavano i pomodorini e si tagliano in tre fettine. Si lavano le melanzane e si affettano a rondelle sottili (3-4 mm circa).
In una teglia ricoperta con carta forno si dispongono le melanzane e i pomodorini. Si spennellano le fette di melanzane con dell'olio. Si passa un filo d'olio sui pomodorini. Si condiscono entrambi con sale e origano. Si infornano a 180° per 15-20 minuti.
Una volta cotte le verdure si passa all'assemblaggio delle due porzioni di lasagnetta:
sulla solita teglia con carta forno si dispongono due sfoglie distanziate di qualche cm, si ungono di olio e si guarniscono ciascuna con le melanzane tagliate a metà, le fettine di pomodorini, piccole cucchiaiate di ricotta, foglie di basilico spezzettate con le mani, un paio di cucchiaiate di parmigiano e un filo d'olio. Si ricopre ogni porzione con la seconda sfoglia, si ripete il condimento e s'inforna per 15-20 minuti a 180°.
Verranno due belle porzioni abbondanti che finiranno troppo presto :-)))

domenica 14 settembre 2008

marche sconosciute, ahimè

A pranzo sono venuti a trovarci due cari amici. E hanno portato una bottiglia di vino. Che mi voglio ricordare.
Orano 2004
Maria Pia Castelli
Marche I.G.T. Sangiovese
13% vol.

venerdì 1 agosto 2008

all'inizio erano solo bollicine

Sono mesi che non bevo un vino come si deve. Di quelli da ricordare, fermando nome-anno-produttore sul primo pezzo di carta a portata di mano. E' parecchio che non provo quella felice ebbrezza, quel sentire il corpo così presente e sfocato e il pensiero muoversi veloce e sincero. Ma Dioniso arriva solo con i vini fatti bene. E' una questione di chimica e di poesia. E' che il vino racconta la sua storia, ti fa innamorare della sua storia. Come le persone.

giovedì 31 luglio 2008

all'ultimo momento

Non è che avessi proprio voglia di mettermi a cucinare, ieri sera. Faceva caldo, tutta la giornata in erboristeria... Poi arrivo a casa e trovo Roberto con le buste della spesa fatta da Pomarius. Fagiolini già puliti, "li facciamo al vapore??!" mi chiede con quella sua faccia bella. Pesche giallone, melanzane e... "Guarda sotto le melanzane, c'è un'altra cosa" mi fa. Squilli di tromba... le CIPOLLE DI TROPEA... Adoro le cipolle: quelle bianche, le dorate, le rosse semplici, le piatte, le tonde, le piccole... Di fatto, con la paura di ammazzare le clienti con il mio fiatarello alla cipolla, mi limito parecchio nel consumo. Fatto sta che ieri sera ho ceduto. Mentre i fagiolini si cuocevano al vapore - per poi essere ripassati in padella con aglio, peperoncino e pomodori a peretta sbucciati e tagliati in quattro - mi è venuta una voglia. "Erre ( ossia Roberto, al minimo), ci facciamo un'insalata di patate, cipolla e fagioli cannellini???!!" Gli sono brillati gli occhi, golosi.
Insomma, a stringere:

ho lessato 4 patate medio-piccole, le ho sbucciate per poi tagliarle a spicchi;

ho tagliato a spicchi 2 cipolle di Tropea, condite con sale, olio, rosmarino secco e pepe di Szcheuan e messe al forno (200° per 20 minuti circa);

una volta pronte le verdure, le ho mescolate unendo fagioli cannellini già cotti (1 vasetto - sciacquo sempre i legumi già cotti). Ho aggiustato di sale, olio, aggiungendo 1 cucchiaino di salsa di soia (tipo shoyu) e 1 di aceto speziato (avrei voluto mettere un goccio di aceto balsamico, ma ahime! finito).

a quel punto ci siamo seduti a tavola comodi comodi e, pacifici, abbiamo spazzolato i piatti...

martedì 22 luglio 2008

tappeto volante

era da un po' che mancavo... in questi giorni sto girando per i foodblog italiani e ho trovato dei posti veramente fichissimi!!!
comida de mama, cavoletto di bruxelles... già conoscevo un tocco di zenzero... mi sto divertendo un mondo a leggere il mondo gastronomico da tanti punti di vista diversi. e poi mi arrivano mille idee per la mia cucina quotidiana. E per l'ennesima volta ho la conferma di quanto sia vitale lo scambio, il confronto. Sono contenta

martedì 29 aprile 2008

anche ieri è successo che la ricetta è nata mentre facevo la spesa. Ed è venuto fuori un riso basmati con porro, trota e zenzero veramente da urlo!!!