L'astice alla catalana l'ho mangiato una volta diversi anni fa. Pare una vita. Se n'era poi parlato tanto, con alcuni amici. Era uno dei piatti del desiderio. Poi l'ho dimenticato.
L'altro giorno Robi è tornato a casa da una delle sue scorribande al mercato Trionfale con il bottino. Forse aveva pensato a un piatto di pasta. Ma a me è venuta su la memoria della Catalana come una bolla d'aria. E' una ricetta semplice, pochi ingredienti, pochi condimenti, forte, schietta, rude per certi versi e sublime. C'è il mare con una delle sue più pregiate creature e poi la terra quotidiana e umile delle cipolle, delle patate e dei pomodori. E poi c'è la scelta discreta e attenta della cottura e dei condimenti: sale, olio d'oliva, qualche goccia di limone, poco poco aceto speziato.
La cottura dell'astice richiede solo un po' di sangue freddo e di calarsi nei panni di un pescatore affamato. Si riempie una bella pentola d'acqua, si mette sul fuoco e quando bolle s'immerge l'astice vivo. In pochi minuti il carapace diventerà di un bel rossoarancio acceso. Si fa bollire 25 minuti per Kg. Poi si spegne, si lascia ancora per qualche minuto nell'acqua e si toglie. La parte più buona è la polpa delle chele, morbida, sapida, con echi profondi di mare.
1 cipolla di Tropea affettata cruda
2 patate grandi a pasta gialla tagliate a tocchi e cotte a vapore
10-15 pomodorini tagliati a metà
sale
olio extravergine d'oliva
limone
aceto speziato
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