Non lo faceva spesso. Forse per questo ogni volta era un evento. Era un evento ed era una guerra. Non è mai mancato il cibo in casa, graziealcielo. Però alcuni piatti di mia madre scatenavano tra noi figli una lotta sorda per il massimo accaparramento di scorte. Si mangiava in fretta per fare prima degli altri il bis. Ci si teneva d’occhio, insomma. Era un godimento rosicchiato dall’ansia. Siamo in tre. Ho una sorella e un fratello più grandi di me, Susanna e Stefano. Io sono la piccola, saltata fuori dopo un bel po’. Se all’epoca la mia condizione di ultima arrivata mi riservava alcuni privilegi familiari, quando si trattava delle ricette speciali i favoritismi si azzeravano. Non solo mia madre ripartiva equamente il cibo del desiderio, ma anche i miei fratelli smettevano di trattarmi come una bambolina da coccolare. Di fronte a quei piatti particolari eravamo uno contro gli altri. Ed era così solo in quelle occasioni. Per il resto, posso dire che ci si voleva già allora un gran bene. Molto diversi uno dall’altro, si stava vicini allegri, senza darci noia. Tranne quando ad esempio mia madre decideva di fare il budino al cioccolato. Si muoveva placida tra frigo, dispensa e fornelli. Pochi ingredienti, le misurazioni ad occhio, il tempo quello che ci vuole. Non ricordo di averla mai vista usare una bilancia né guardare l’orologio eppure ogni volta la meraviglia del budino si presentava uguale, fedele a se stessa. Un tot di farina, zucchero, cacao mescolati assieme a del latte, messi sul fuoco basso, gira gira gira, aggiungi la buccia di limone, gira gira gira. Ecco, ci siamo. Spegni. Un fiocchetto di burro. Ultima mescolata. Sciacqua gli stampini. Versa il budino. Aspetta un attimo che si intiepidisca. Ora in frigo a raffreddare. Mi piaceva guardare quei suoi gesti sicuri, quel suo essere a tratti svagata. Mi piaceva guardare Susanna raccogliere con l’indice i resti di crema rimasti nella pentola e succhiarsi il dito. Stefano s’infischiava della preparazione. Le ore di quei pomeriggi erano eterne. Il tempo si faceva largo, denso di attesa e desiderio. Noi cominciavamo a ronzare in cucina, a turno, a coppie, tutti insieme. Mamma, sorniona, si dedicava ai fatti suoi. Fino al suo ok il budino era intoccabile. Sembrava di essere in viaggio per le vacanze e di non arrivare mai. Tra giochi e compiti noi tre ci si distraeva con quella idea fissa che rimaneva sempre lì, buona buona. Poi, all’improvviso finalmente arrivava il momento giusto, che il budino si era rappreso e raffreddato come doveva. La cucina si riempiva della presenza di noi tre fratelli in festa. Seduti attorno al tavolo, allungabile e verdino, affondavamo i cucchiaini ognuno nella propria ciotolina. Ero felice per la consistenza mollemente compatta, per il sapore di cioccolato, per la sensazione di fresco sul palato e in gola, per il ritrovamento di un pezzetto di buccia di limone. La scorzetta dell’agrume era la sorpresa sempre cercata. Mamma la lasciava ogni volta, non so se per la fretta o se per il piacere di farcela trovare. La succhiavo per bene e il cacao si accendeva nel contrasto. A volte, al posto del cucchiaino, usavamo i biscotti Osvego per raccogliere il budino. Il sapore si arricchiva di quel morso croccante, di quel rinforzo di zucchero, degli equilibrismi da gioco. Mi divertiva rompere la resistenza della pellicina superficiale e trovare sotto quel denso morbido e scuro. Mi piaceva avere la mia coppetta e sapere che ce n’erano altre in frigorifero. Il senso di abbondanza delle prime cucchiaiate ci rendeva solidali nel godimento. La lotta si sarebbe scatenata subito dopo, in prossimità del fondo dello stampino: ci saremmo trasformati in rivali crudeli e affamati. Raramente le scorte arrivavano alla sera. Ci sedevamo per la cena satolli e pacifici. La guerra del budino appena spenta non lasciava strascichi di malumore. Ed io, per i miei fratelli, tornavo a essere la piccola.
Saranno forse vent’anni che mia madre non prepara più il budino di cioccolato. Forse ha smesso quando Susanna è andata a vivere per conto suo. Poco dopo anche Stefano si è sposato e si è trasferito fuori città. Senza loro per casa e con me già grandicella, la motivazione materna è svaporata. Quella era la merenda dedicata a noi tre, la nostra preferita. Era il budino di tutti contro tutti.
P.S. Ora mamma, interrogata sulla ricetta, mostra di ricordare con sicurezza gli ingredienti. Dosi e tempi la lasciano perplessa. Abbiamo avviato una serie di sperimentazioni.
[Con questo racconto partecipo al concorso indetto da Sigrid su: http://www.cavolettodibruxelles.it/2008/09/vi-regalo-una-storia-damore]
17 commenti:
Complimenti! Davvero un bel post. Sarà che il tuo stile di scrittura mi è parso molto simile al mio? Chissà...
Clo - UnaFanSilenziosaDelCavoletto
E che so' il primo a complimentarmi ????
COMPLIMENTI !!!
PRIMO PREMIO !!
(proprio meritato)
mi è venuta voglia di fare il budino ...
Bellissimo racconto! :)
Un pezzetto d'infanzia vivo.
Davvero una vittoria meritata!
Anastasia.
PS: Scrivi molto bene. Mi piace lo stile. ;)
Davvero un racconto pieno di suggestione e di emozioni, bravissima!! e complimenti per la meritatissima vittoria!!! ciao
Brava e complimenti!
Bello il tuo stile di scrittura!
PS: anche io sono stata traviata dal dolce forno (che non era mio, ma di una mia vicina!!)
Complimenti per la vincita (meritatissima) e buon lavoro con la tua nuova "macchina rosso fiammante"
COMPLIMENTI!!! SAI IL BUDINO è PRORPRIO UN BEL RICORDO... IO DA GRANDICELLA (DICIAMO 11-12 ANNI STAVO A CASA DA SOLA ME LO FACEVO SPESSISSIMO... EBBENE SI DEVO AMMETERLO LO MANGIAVO SEMPRE CALDO... SE CI PENSO ADESSO CHE QUANDO LO PREPARO PER I MIEI BIMBI LA REGOLA è FERREA ASPETTARE RAFFREDDAMENTO!!! SE SAPESSERO!!!! CIAO v
Ho letto il tuo racconto a mia madre e mio fratello, ci abbiamo ritrovato anche un po' dei nostri lontani e lunghissimi pomeriggi nell'attesa che il capolavoro culinario di turno uscisse dal forno o dal frigo. Grazie e complimenti di nuovo.
nina
COMPLIMENTISSIMI PER LA VICINTA MA SOPRATUTTO PER IL RACCONTO!BUONI FESTEGGIAMENTI, Elena
@tutti: Grazie mille per i complimenti :-)))
Stasera vado a dormire rossa di emozione!!!
Frenk
Complimentissimi anche da parte mia!!! Il racconto e' molto suggestivo e scritto davvero bene :)
Dani
...e pensare che solo ieri pomeriggio dicevo al GeorgeBuss: "Ma lo sai che la Frenk scrive proooooprio bene??!!". E neanche a dirlo, oggi Erre mi chiama e mi collego al tuo blog per scoprire che mica solo io avevo già scoperto questo talento nascosto.
Frenk, eccheddiavolo, FIORISCI!!!!
Facciamo tutti il tifo per te :-)
LaBu
@campo di fragole: Hola, que tal? sono andata a dare una sbirciatina ;-) che aria si respira a Girona?? grazie per i tuoi complimenti :-)))
@ciboulette: grazie per i complimenti! anch'io sono contenta di averti scoperto!!!
@labu: mia cara, mia bella, le tue parole arrivano preziose :-)
lafrenk
Ciao FdiF come al solito sono l'ultima che arriva come le tartarughe! il racconto mi è piaciuto un sacco. come la macchina del tempo ritorni in cucina con mamma. bellissimo soprattutto per chi quel tempo è passato da molto, con la fortuna di averlo almeno vissuto. un bacio Vale
Francy,
la tua scrittura è un viaggio emozionale alla ricerca del ricordo genuino del "sapore delle cose fatte con amore" e dell'accoglienza della cura. Forse, se la tua sensibilità non si fosse impregnata di quel senso e la tua mamma non vi avesse legato ai ricordi regalandovi quel gusto intenso della condivisione, oggi non saresti la stessa maga della gastronomia! Complimenti per tutto, ma soprattutto per quello che sei...Serena
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